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Il mondo davanti a noi, tra “itinerari di coraggio e speranza” in territori difficili segnati dall’odio, sguardi su uomini e donne alle prese con la vita di tutti i giorni sullo sfondo delle architetture dell’India settentrionale, e riflessioni controcorrente sulle trasformazioni contemporanee, partendo da un’idea di sviluppo etica e “umana”. Il Festival della Cultura di Moriago della Battaglia apre il 2023 indagando il nostro presente, e nello stesso tempo il passato che ci ha guidato verso l’oggi, attraverso molteplici punti di vista e con ospiti importanti: sarà un viaggio che spazia dalla storia armena con le scrittrici Antonia Arslan e Siobhan Nash-Marshall (giovedì 12 gennaio), alla visione di un’India inaspettata ricca di fascino e stupore nelle immagini in bianco e nero del fotografo Pietro Casonato (dal 14 al 29 gennaio), per toccare infine una riflessione fuori dagli schemi sull’economia di oggi con lo studioso e saggista Antonio Calabrò (giovedì 19 gennaio).
«I mesi di gennaio e di febbraio sono mesi dedicati alla memoria – spiega la curatrice del Festival, Lorena Gava –, il 27 gennaio è dedicato alla Memoria delle vittime dell’Olocausto, il 10 febbraio a quella del Ricordo dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Proprio per questo abbiamo pensato di iniziare il 2023 invitando Antonia Arslan e Siobhan Nash-Marshall, per affrontare il tema della Memoria e più in generale il tema del Male, in varie forme e manifestazioni, che sempre insegue la storia passata e presente».

ARSLAN E NASH-MARSHALL
TRA FIAMME, FUMI E LIBRI

Si comincia domani, alle 20.30, alla Casa del Musichiere di Moriago, con l’incontro “Tra fiamme, fumi e libri preziosi: itinerari di coraggio e speranza” che vede appunto protagoniste la scrittrice padovana Antonia Arslan e la studiosa e docente di filosofia Siobhan Nash-Marshall. Entrambe di origine armena, veneta l’una, americana l’altra, le due autrici, in dialogo con Lorena Gava, parleranno della Turchia di oggi e del genocidio armeno del 1915, ancora a lungo negato nella spiazzante indifferenza di molti paesi del mondo.
Antonia Arslan, autrice del bestseller “La Masseria delle Allodole” (2004) poi diventato un film dei fratelli Taviani, racconterà i suoi ultimi romanzi, dal recentissimo “Il destino di Aghavnì” (Ares edizioni) dedicato alla strana vicenda di una parente scomparsa poco prima del massacro turco a “Il libro di Mush” (uscito nel 2012 per i tipi di Skira e ripubblicato a giugno 2022 per Bur), storia di due donne coraggiose che salvano un prezioso manoscritto miniato scappando attraverso i monti del Caucaso durante i giorni terribili del genocidio. «Salvare il libro è salvare il popolo armeno – spiega l’autrice –. Il Libro, testimonianza unica e preziosa degli Armeni avviati alla distruzione. Salvare il Libro è salvare una lingua, una tradizione, una storia altrimenti destinata a perire».
La filosofa Siobhan Nash-Marshall, insegnante al Manhattanville College di New York con specialiazzazioni all’Università di Padova e alla Cattolica di Milano, spazierà dal suo celebre saggio “I peccati dei padri” (Guerini Ass. 2018) in cui si occupa del negazionismo turco e del genocidio armeno, al suo nuovo lavoro, “George” (Ares edizioni). Come scrive Antonia Arslan, che ha curato la prefazione del libro, «il protagonista è un uomo di successo che inciampa nel Drago, un drago moderno che non lascia scampo: percorre una strada di fatica, di patimenti e di coraggio per riuscire a sconfiggerlo». Il Drago, così, diventa il simbolo di un presente insidioso, della corsa sfrenata al successo, al “controllo del mondo”, alla non accettazione delle angosce del nostro tempo (come la recente pandemia), quando invece la storia ci dice che pestilenze, drammi e paure, da sempre, attraversano il tempo.

INDIA IN BIANCO E NERO
DI PIETRO CASONATO

La mostra “Volti e ritratti del Rajasthan (India)” del fotografo Pietro Casonato si inaugura sabato 14 gennaio alle 18 nella Sala Carlo Conte della Casa del Musichiere di Moriago (fino al 29 gennaio). Presentata da Lorena Gava, l’esposizione propone una serie di immagini che restituiscono un mondo reale fatto di contraddizioni, rese ancora più marcate dal lessico “filmico” del bianco nero che mette in evidenza luce e buio, superfici e abissi. Situato nella parte settentrionale, il Rajasthan è lo stato federato più grande dell’India. Terre da coltivare, laghi, parchi, città, mercati, fortezze, palazzi e templi splendidi caratterizzano un luogo unico al mondo che si riflette negli sguardi della sua gente e nell’occhio stupito di Casonato, fotografo e viaggiatore che ama il bianco e nero per tracciare poesie senza tempo.
Il ritmo della mostra è scandito dai ritratti profondi di uomini e donne dediti alle loro occupazioni quotidiane: la vendita di frutta e verdura, i mercati, il commercio di stoffe, la cura degli animali al pascolo, la preparazione del cibo e l’incanto della preghiera. Sullo sfondo di architetture splendide indagate magnificamente attraverso la resa del dettaglio, delle prospettive ardite e dei materiali lavorati, Casonato si rivela un narratore attento e fascinoso, scopritore di riti e tradizioni antiche, innervate di fiori, colori, incensi, spezie e profumi. In un susseguirsi di pose, di mani e di atteggiamenti si animano i luoghi, gli spazi chiusi e aperti, le piazze. Colpisce la disinvoltura con la quale si passa da una dimensione di vita elevata e raffinata, contrassegnata da interni eleganti con colonnati preziosi e finemente cesellati, a un racconto decisamente più scarno, povero e dimesso, popolato di pietre e vie affollate, di cibo consumato in strada. È il potere dell’immagine, la suggestione della fotografia che scava, ricerca e documenta perché nulla vada perduto, perché ogni scintilla di vita possa trovare un tassello perpetuo in una memoria personale e insieme collettiva. La mostra sarà visitabile fino al 29 gennaio: il sabato dalle ore 16 alle 19, domenica e festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. Ingresso libero, info: tel. 0438 890834 info@moriagoracconta.it.

CALABRÒ, COME RIPENSARE
L’ECONOMIA: NUOVE MAPPE

I cambiamenti climatici, la pandemia e la recessione, gli squilibri geopolitici, la guerra nel cuore dell’Europa e i rancori derivanti dai disagi sociali: è tempo di cambiare i paradigmi delle relazioni politiche e dello sviluppo economico. Servono nuove mappe della conoscenza, per riconsiderare anche le scelte economiche e culturali sul «progresso». Se ne parlerà con il celebre saggista e manager Antonio Calabrò, ospite del Festival della Cultura giovedì 19 gennaio alle 20.30 nello spazio Polifunzionale di Mosnigo di Moriago. Introdotto da Lorena Gava e in dialogo con Gianni De Paoli, Calabrò, a partire dal suo ultimo lavoro, “L’avvenire della memoria” (Egea editore), rifletterà sull’incertezza dei tempi.
«Avvengono trasformazioni determinate da spinte contraddittorie, radicali, spesso anche molto confuse – ha detto Calabrò in una recente intervista –. Un tempo del genere è denso sia di pericoli che, come succede sempre nelle crisi, di opportunità. Ho provato a mettermi nell’ottica della storia non tanto per compiere una ricostruzione storica, quanto soprattutto per provare a immaginare il futuro». Secondo Calabrò – senior vice presidente Affari istituzionali e cultura di Pirelli, direttore della Fondazione Pirelli e presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda – l’economia e le imprese hanno oggi bisogno di uscire dall’esclusiva dimensione del profitto. “Certo, l’impresa è una realtà che investe per produrre ricchezza e reddito; ma non è solo questo. Deve essere molto di più, deve essere un attore sociale del cambiamento, valorizzando al suo interno – ed è il passaggio culturale in corso – non soltanto la redditività, ma anche le relazioni con le comunità di riferimento”. Perché è arrivato il momento, come osservano alcuni economisti, “di salvare il capitalismo da se stesso, o anche salvare il capitalismo dai capitalisti. In altre parole: salvare il capitalismo, meccanismo di produzione legato alla libertà di mercato e alla competizione, dalla rapacità finanziaria e dall’ossessione della ricchezza”.

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In copertina, uno scorcio di Moriago della Battaglia; all’interno, Antonia Arslan, mostra e foto di Pietro Casonato.

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